I primi microcomputer

 

Nel 1978 ormai non potevo più resistere, dovevo assolutamente venire in possesso di uno di questi oggetti meravigliosi; scoprii che a Firenze un ingegnere dell’università di Pisa  (Franco Pirri), insieme ad uno studente della stessa Università (Gianni Becattini) stava tentando di realizzare un microcomputer tutto italiano.


Andai a trovarlo a Firenze e nel suo laboratorio chiacchierammo a lungo, mi regalò un manuale del microprocessore Fairchild F8 con il quale si apprestava a costruire il primo microcomputer della General Processor (così si chiamava la sua ditta).


Gli ordinai immediatamente uno dei primi suoi prodotti, ma presto mi fece sapere che stava decidendo invece di utilizzare il più moderno e potente Z80; ovviamente accettai subito di ricevere una delle prime versioni di quel microcomputer che fu chiamato Child Z.


Qui di seguito alcune foto di quell’oggetto che ancora conservo gelosamente.





























Le caratteristiche erano 1 Kb di ROM (espandibili a 4 Kb) 4 Kb di RAM (non espandibili); gestione di un monitor monocromatico con 16 righe da 64 colonne, nessuna tastiera (dati e programmi potevano essere inseriti solo attraverso i nottolini neri che si vedono sul pannello frontale).


Io vi aggiunsi, una tastiera, poi un software su rom per altri 3Kb, poi una nuova scheda con altri 32 Kb di memoria RAM, poi un’interfaccia verso una stampante, poi una doppia interfaccia verso due registratori a cassetta (uno per leggere e l’altro per scrivere) per memorizzarvi dati e programmi.